Cos’è un comportamento prosociale?

uomo_pulisceIl comportamento prosociale è considerato da alcuni Autori (Bonino, Lo Cocco & Tani, 1998; Cattarinussi, 1991; Hay, 1994; Jackson & Tisak, 2001; Wispè, 1972) come una categoria generale. Per questi autori, il comportamento prosociale si manifesta tramite svariati tipi di espressioni comportamentali e non è riducibile ad un solo tipo di comportamento.

L’atto prosociale, è tale solo se, nella sua manifestazione osservabile, risulta avere tutte le seguenti caratteristiche:

  1. arreca un beneficio psichico o fisico ad uno o più soggetti;
  2. è liberamente attuato (nel senso che la persona non è costretta da altri a realizzarlo);
  3. è pacifico (ed in nessun caso ammette la violenza);
  4. è rispettoso di tutti (sia di chi lo riceve che di chi lo emette );
  5. è gratuito (non pretende o richiede ricompense, anche se si possono accetare eventuali riconoscimenti);
  6. non rientra in uno specifico ruolo (come, ad esempio, può avvenire nel caso di un medico di famiglia che visita ed offre una cura ad un paziente, dove il comportamento di cura in questo caso non è prosociale, anche se offerto gratuitamente al paziente).

Il comportamento prosociale, quindi, può essere espresso tramite la fornitura di aiuto, la cooperazione, il conforto, la condivisione, il prendersi cura, le manifestazioni di solidarietà, l’umorismo (non la presa in giro o lo scherno), ecc …

Va specificato comunque che, anche se il comportamento prosociale viene realizzato tramite i suddetti tipi di comportamento, non è detto che essi siano sempre e comunque prosociali.

Tanto per fare un esempio chiarificatore, basti pensare che se alcuni anziani stessero cooperando per organizzare un atto illecito, il semplice fatto di cooperare non costituisce di per sè un comportamento prosociale. La cooperazione, diviene invece un mezzo per esprimersi in maniera prosociale quando gli stessi anziani cooperano per realizzare qualcosa di positivo, come ad esempio un servizio di volontariato per il supporto dell’educazione e della formazione dei giovani in condizione di disagio (senza richiedere una ricompensa).

Il comportamento prosociale, dunque, viene definito come tale sia in base alle sue caratteristiche che, soprattutto, in base ai suoi effetti sugli altri (positivi).

Come per ogni caratteristica umana, anche le capacità di emissione dei comportamenti prosociali possono trarre beneficio da specifici programmi di educazione formazione. La speranza è che sempre più tali programmi vengano considerati.

Un caro saluto.

Cristian Pagliariccio 🙂

 


1) BONINO, S., LO COCO, A., & TANI, F. (1998). Empatia. I processi di condivisione delle emozioni. Firenze: Giunti.

2) CATTARINUSSI, B. (1991). Altruismo e società. Aspetti e problemi del comportamento prosociale. Milano: Franco Angeli.

3) HAY, D. F. (1994). Prosocial development. Child Psychology and Psychiatry, 1, 29-71.

4) JACKSON, M., & TISAK, S. (2001). Is prosocial behaviour a good thing? Developmental changes in children’s evaluations of helping, sharing, cooperating, and comforting. British Journal of Developmental Psychology, 19, 349-367.

5) WISPÉ, L. G. (1972). Positive Forms of Social Behavior: An Overview. Journal of Social Issues, 28(3), 1-19.

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