Il 18 giugno 2018 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, in inglese WHO) ha rilasciato la nuova versione della Classificazione Statistica Internazionale delle Malattie e dei Problemi Sanitari Correlati: ICD-11 (International Classification of Diseases).
Ufficialmente, l’ICD-11 sarà presentato alla 144 ° Riunione del Comitato Esecutivo (gennaio 2019) e alla 62° Assemblea Mondiale della Sanità (maggio 2019) [Fonte 1]. L’adozione, invece, avverrà a livello mondiale il 1° gennaio 2022, in modo da consentire le dovute traduzioni e la necessaria formazione degli operatori. Alcune parti sono già disponibili online, nel sito dell’OMS [Fonte 2].
La nuova versione fornirà i più recenti aggiornamenti in tema di diagnosi, occupandosi anche dei disturbi che in Italia vengono chiamati Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA): discalculia, disgrafia, dislessia e disortografia (Cfr. Approfondimenti nel sito).
Quelle formulate sotto, dunque, sono 5 considerazioni preliminari. Tali considerazioni nascono comparando le parti generali dell’ICD-11 che riguardano i DSA e quelle relative al precedente sistema ICD-10 (1996, p. 249). In corsivo e neretto sono riportate le traduzioni fatte dell’ICD-11.
Oltre che per aprire il dibattito sul futuro dei DSA, le 5 considerazioni potrebbero essere utili per intuire come sta evolvendo la cultura scientifica mondiale e prepararsi ad eventuali cambiamenti culturali.
1) Cambia il nome della categoria generale.
- La visione diventa più ampia, riconoscendo che l’apprendimento è collegato alla vita e non necessariamente alla scuola. Le abilità di lettura, scrittura e calcolo, infatti, non sono esclusivamente impiegate nelle attività scolastiche.
- Si possono ridurre le confusioni legate all’uso della sigla DSA. Tale sigla, infatti, in Italia viene usata sia per i Disturbi Specifici dell’Apprendimento che per i Disturbi dello Spettro Autistico. La confusione nasce perché la categoria dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento in Italia è stata imposta dalla legge 170/2010 [Fonte 3], pur non trovando corrispettivi nei manuali nosografici usati per le diagnosi. La scelta sembra essere coerente con la revisione del manuale DSM che stava nascendo, confermata nel DSM-5 (APA, 2014, p. 77). L’accordo Stato-Regioni del 2012, tuttavia, ha stabilito il necessario riferimento al sistema ICD [Fonte 4].
In base alla traduzione ufficiale che farà l’Italia, dunque, l’acronimo potrebbe cambiare nel più pertinente DEA (Disturbi Evolutivi dell’Apprendimento) o in DLD (riprendendo le iniziali della formulazione in inglese).
2) Si chiariscono gli ambiti, lasciando aperte altre possibilità.
- lettura;
- espressione scritta (gli aspetti grafici non vengono considerati, come nel caso della disgrafia);
- matematica;
- altre compromissioni specifiche dell’apprendimento.
Questa scelta sembra avere ricadute operative importanti rispetto al lavoro che alcune equipe di ricerca stanno compiendo. Il tentativo di definire un maggior numero di disturbi, come ad esempio il disturbo non verbale dell’apprendimento, potrebbe ricadere nella quarta tipologia (altre compromissioni), oggi riservata al solo disturbo evolutivo espressivo della scrittura (usato in Italia per la disgrafia).
3) Si definisce un aspetto importante del funzionamento dell’individuo.
Tale considerazione è importante perché potrebbe giustificare e consentire una migliore calibrazione delle politiche di intervento per le persone in età adultà e per gli ambiti professionali (non solo accademici come avviene ora).
4) Si conferma il periodo diagnostico, definendolo più chiaramente.
Sembrerebbe messa da parte la questione delle diagnosi precoci, realizzate prima della scuola primaria, che secondo gli ultimi dati riguardano 774 bambini e bambine della scuola dell’Infanzia [Fonte 5]. Considerando che le diagnosi precoci formulate prima della scuola primaria rischiano di essere realizzate senza tener conto dei differenti ritmi di sviluppo dei bambini e delle bambine, questo potrebbe essere un aspetto positivo, che consentirebbe di rispettare le possibilità evolutive dei bambini (dando loro il tempo necessario per apprendere in base alle proprie caratteristiche ed ai personali ritmi di maturazione).
5) I disturbi vengono distinti in modo netto da altri disturbi o condizioni e si nota maggiormente, rispetto al passato, una certa tendenza a mettere da parte i termini con il prefisso DIS (Dislessia, Discalculia, ecc.).
BIBLIOGRAFIA
- APA (2014). DSM-5. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Milano: Raffaello Cortina.
- OMS (1996). ICD-10. Classificazione delle sindromi e dei disturbi psichici e comportamentali. Descrizioni cliniche e direttive diagnostiche per la ricerca. Guida tascabile. Milano: Masson.
OCCORRE FARE RIFERIMENTO ALL ICD 10 O ALL ICD 11?
VORREI UN LIBRO PER DOCUMENTARMI QUALE POTREI PRENDERE O TROVARE SUL INTERNET?
In Italia, in generale, in molti casi si fa ancora riferimento all’ICD-9.
Se parliamo di DSA, per la diagnosi, si può far riferimento all’ICD 10, come indicato dalle Raccomandazioni Cliniche dell’ISS, p.25, reperibili a questo link
Per la versione 11, bisogna aspettare fino al 2022.
Buongiorno,
in ambito scolastico è ancora corretto far riferimento ai codici nosografici dell’ICD-10 per gli studenti con DSA oppure, essendo entrato in vigore l’ICD-11, è necessario adeguarsi alla nuova classificazione?
Grazie anticipatamente per la risposta
Si, è ancora corretto.
Fino a quando non ci saranno indicazioni ufficiali con specifici riferimenti di legge, valgono quelle vecchie.
Di fatto, la versione italiana non è ancora operativa e lo stesso Ministero, attraverso il Portale Italiano delle Classificiazioni Sanitarie, rimanda le persone interessate alla versione inglese dell’OMS.
Il nostro Paese è storicamente lento per gli aggiornamenti.
Basti pensare, ad esempio, che i fascicoli sanitari elettronici si basano ancora sulla versione italiana dell’ICD 9 CM pubblicata nel 2007 (Cfr. Quanto indicato nello standard della Regione Lazio p. 6).
Grazie mille per la sua esaustiva risposta.